Il pensiero del granchio - The crab's thought
(Febbraio1999 - February 1999)

Rubrica di ciò che il granchio pensa nel suo buco-giardino.
What the crab thinks in his hole-garden.

autunno

Un piccolo calvo rivoluzionario

A little revolutionary bald

Quanti di noi si ricordano ancora di Eta Beta, l'uomo del duemila? La mia nipotina Giulia, lettrice di Topolino, non lo conosceva prima che io glie ne parlassi. Mi domando perché questo simpatico personaggio venga generalmente dimenticato proprio alle soglie del duemila, quando invece dovremmo festeggiarlo. Forse è caduto l'interesse per uno che, da uomo del futuro, in breve diventerà uomo del passato? Non dovrebbe essere un gran problema: è qualcosa che in qualche modo succede a tutti, prima o poi. Per giunta Eta Beta aveva già in sé molto del passato umano: era un troglodita, dal momento che abitava in una grotta profondissima e oscura, dove fu trovato e condotto in superficie da Topolino.
Chi l'ha inventato (Bill Walsh lo creò nel 1947 e Al Levin lo disegnò), ha manifestato uno dei timori più diffusi del nostro secolo: la tendenza della civiltà ad una forma di regressione verso stadi di vita ancestrale, a causa di un evento disastroso come un'esplosione atomica. Nella storia di Eta Beta non si parla del cataclisma, ma la condizione in cui l'omino viene trovato lo fa supporre. Quest'idea della distruzione di ogni forma di civiltà sulla terra, oltre che al reale pericolo nucleare incombente, è dovuta alla meditazione sui grandi rischi insiti nella civiltà industriale, nucleare e informatica, ad opera dei massimi scrittori di letteratura fantascientifica, primo fra tutti Isaac Asimov; il quale, d'altra parte, è fondamentalmente ottimista riguardo al futuro dell'umanità. Egli, infatti, mostra di confidare nella capacità dell'uomo di stabilire, nel corso dei millenni, un equilibrio armonioso di convivenza con l'universo e con le macchine, sue creature ribelli e indipendenti, ma, in fin dei conti, ben disposte a servirlo rispettando le ferree leggi della "robotica".
Eta Beta rientra nel filone di questo tipo di fantascienza che s'interroga sul futuro umano, finalizzata per molti aspetti, come la poetica di Asimov, come tutte le storie e i cartoni disneyani e anche come molti films americani, a celebrare la grandezza dell'Impero americano, fondato sull'attuazione progressiva dei grandi ideali del 700, sul coraggio, sull'intraprendenza, sulla lotta contro ogni tirannia (o quasi), con i rischi, ormai provati dalla Storia, di tutte le grandi civiltà che pretendono di esportarsi senza approfondire a sufficienza le ragioni dei contrasti, delle diversità, e cercando di nascondere taluni difetti fondamentali.
Questi temi potranno, in futuro, essere approfonditi e documentati, ma per ora basti osservare che in un tale coro di consensi, Eta Beta è, in fondo, un rivoluzionario.
Il piccolo, calvo divoratore di piume, e poi di naftalina, disprezza il denaro, prevede il futuro, dorme su una stalattite o sul pomo del letto, ha un "gangarone" (Pflip) con la pericolosa facoltà di costringere la gente a dire la verità. Non somiglia, probabilmente, a nessuno dei grandi rivoluzionari del passato, non ne ha la carica passionale e la forza polemica. Senza mai troppo scomporsi, provoca qualche danno involontario, impartisce punizioni ai violenti, ai rabbiosi aggressori, agli sciocchi seguaci di pregiudizi, sparge fiumi di lacrime quando non si sente accettato dagli amici (ma sono lacrime che hanno lo spazio di una vignetta). E in modo identico si comporta il suo gangarone, che cerca di inserirsi nella comunità canina senza successo, finché, con i suoi denti fortissimi, non spezza la rete dell'accalappiacani che aveva imprigionato tutta una folla di animali da compagnia.

Constatato il mio entusiasmo per questo singolare personaggio dalla testa a pera, opposto al moderato oblio generale, è giusto che io mi domandi perché. Che significa per me Eta Beta? Ovviamente trovo in lui qualcosa di me.
Mi pare che il Granchio, con il suo aspetto da vecchio calvo e saggio (io solo lo vedo così?), con le sue idee libertarie, il suo anticonformismo, la sua ingenuità, l'abitudine a vivere nascosto in una tana, uscendone solo se costretto, somigli un poco a Eta Beta.
Eta Beta ha solo un ciuffo di peli sulla sommità del capo iperconvesso, mentre il granchio ha qualche pelo ai lati del testone-carapace. Eta Beta ha per vestito solo un gonnellino lacero, ma miracolosamente pieno di ogni utensile necessario, non importa di quale grandezza. Il Granchio, se proprio non se ne può andare nudo per le spiagge e tra gli scogli, si copre di modesti indumenti, preferibilmente blu come il mare, e si porta in tasca o nel marsupio tutto il necessario...
Qui mi si confondono le idee. Da qualche mese mi vado identificando con questo granchio pensante, al quale attribuisco i miei magri e tenebrosi pensieri, nel quale ritrovo un poco della mia riservatezza, della mia pigrizia, della mia aggressività, del mio impulso a predare, come quando ero pescatore, e della voglia di tornarmene sempre nella tana a consumare un pasto decente e a riposare. E ogni tanto questo granchio, reso graffiante e critico un po' dalla noia, un po' dall'indigenza (si fa per dire), un po' da un destino di immobilità forzata, diventa uno dei tanti intrepidi navigatori del Cyberspazio che vanno ad esplorare tutti gli angoli del mondo... incollati alla sedia della loro Workstation, e lanciano i loro messaggi in bottiglia che forse qualcuno raccoglierà. In fondo il Granchio, come Eta Beta, non è che un simbolo, un simulacro e testimone - in sostituzione di testimoni umani a volte latitanti a volte invadenti e scomodi - della nostra serena e quasi allegra inquietudine, al quale confidiamo le nostre ansie e speranze. E così pure il Personal Computer, questo granchio con un testone lucido e variopinto e tante zampe nere o bianche terminanti con incredibili, più o meno rumorose e scintillanti tumefazioni, non è che un umano e fedele confidente, capace più degli umani di slanci emotivi, insieme a capricciose manifestazioni di rifiuto - mai insanabili - e, talora, di inaspettata follia. Insomma il Computer non è che uno specchio, contro cui molti iracondi si scagliano inutilmente, ma Eta Beta (e il Granchio ) è un simbolo e uno strumento straordinario della nostra voglia di tranquille sorridenti avventure.

How many of us do still remember Eega Beeva, the man of the 2000 year? My grand daughter Giulia, which is a regular reader of Mickey Mouse, didn't know him before I spoke to her about him. I wonder why such as this likeable character is generally forgot near the end of our millennium, when instead we should celebrate him. Perhaps did the interest fall for one that, from man of the future, soon man of the past will become? It should not be a big trouble because it is something that happens to all people, soon or late. Moreover Eega Beeva had already in itself something of the human past: he was a troglodyte, becouse he inhabited a very deep and dark cavern, before Mickey Mouse found him and brought him to the surface.
His inventor was Bill Wlash in 1947, and his designer was Al Levin. His inventor showed one of the most spread fears in our century: that the civilization is going to assume a form of regression to levels of primitive life, because of a disastrous event such as a nuclear explosion. In the Eega Beeva story they don't mentione any catastrophic event, but the condition in which this little man has been found, lets us suppose it. This idea of destruption of any form of civilization on the earth, also that to the real incumbent nuclear danger, is due to the meditation about the big risks inborn in the industrial, nuclear and informatic civilization, done by the best writers of science fiction literature, first of all other Isaac Asimov, that, besides, is basically an optimist about the human future. In the matter of fact, he shows to be confident that the humanity is able to establish, in the running millennia, an harmonic balance of coexistence together with the universe and the machines, her rebellious and independent creatures, but really always allowable to serve her respecting the iron Robotics laws. Eega Beeva belongs to this type of Science fiction wondering about the humanity future, appointed, under many points of view, in the same way as the novels of Asimof, the Walt Disney stories and cartoons, and many American movies, to celebrate the great American Empire, based on the progressive realization of ideals of the eighteenth century, on the courage, on the enterprisingness, on the fight against nearly any tiranny, with the risks by now proved by History, runned by all the great Civilizations claiming to export themself unexamining enough the reasons of the contrasts, of the different people, and trying to hide some basic failures. Those themes could be reexamined and documented in the future, but now it's enough to say that, in a similar choir of consents, Eega Beeva is really a revolutionary man.
This little, bald devourer before of feathers, then of naphtaline, despises the money, foresees the future events, sleeps on the top of a stalactite or on a knob of the bed, has a strange animal (Pflip) which is dangerously able to constrain people to say the truth. He probably is not so like any of the great past revolutionary men, having neither their passionary strength nor their polemical power. Without too losing his composure, he causes some involuntary demages, punishes violent people and silly followers of pregiudices, spreads a lake of tears when he does not feel to be accepted by his friends (but they are so many tears only in an illustration). And his pseudo-animal Pflip has the same behaviour, unsuccessfully trying to insert himself in the community of the dogs, till he cut, with his very strong fangs, the iron net of the dog-catcher that had imprisoned a lot of company animals.

Having noticed my enthusiasm for this odd character whith a head similar to a peer, opposite to the moderate general oblivion, it is correct I wonder why. Which is the meaning of Eega Beeva for me? Obviously I find some of me in him.
I think the Crab, with his look of an old bald wise man (do only I can see him so?), with his libertarian thoughts, his anticonformism, his ingenuousness, the habit to live hidden in a cave from which he comes out only if he is forced, is a little similar to Eega Beeva.
Eega Beeva has only a small tuft of hair on the top of the convex head , while the Crab has some bristles at the sides of his big head. Eega Beeva wears a small torn skirt, wonderfully full of all the necessary any size tools. The Crab, if he can't go undressed around the beachs and on the rocks, he wears only poor dresses, possibly blue colored as the sea, and brings either in his pockets or in his marsupium all the necessary things...
At this point my ideas are confused. Since five or six months I am identifying myself with this thinking crab, to which I'm lending my tiny tenebrous thoughts, in which I'm finding something of my coyness, of my laziness, of my aggressiveness, of my impulse to prey as when I was a fisher, and of my wish to come back always to my cave to have a decent meal and to rest. And sometime this Crab, made caustic and critic by the tedium, by the poorness (it is almost true), by my destiny to stay immovable by force, becomes one of many intrepid Cyberspace navigators that go to explore any corners of the world... glued to the seat of their workstation, and send their message in bottle that perhaps someone will receive. Really the Crab, like Eeega Beeva, is a symbol, an image and a witness - instead of human witnesses sometimes missing, sometimes encroaching and unconfortable - of our clear and almost merry inquietude, to which we confide our anxieties and hopes. And similarly we see the personal computer, this crab with a big bright and polychromic head, and with a lot of black and white legs ending with some unbelivable, more or less loud and sparkling buboes, which is a humane and faithful confident, more than human people capable of emotion impulses, and also of naughty refusal shows - never irrecoverable - and, some times, of unexpected madness. Finally the Computer is only a mirror, which many hasty people in vain rush upon, but Eega Beeva (and our Crab) is an odd symbol and tool of our wish of quiet smiling adventures.

Linea-penna


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