ItalianoINDICE ------------- INDEXInglese
Chiacchiere su Corsi di Informatica
(Inverno 2009)


RICOMINCIAMO DA ZERO

Quest’anno due delle mie numerose sorelle, tutte più anziane di me almeno quanto a numero di anni passati a bighellonare in questo mondo (si fa per dire, non cominciamo subito col sentirci offesi dalle battute scherzose), stanno seguendo un corso di computer per anziani. Questi corsi gratuiti, organizzati da vari enti pubblici, sono un’ottima iniziativa. Gli anziani devono essere tenuti occupati in qualche modo, quando non lo sono già per loro conto, perché altrimenti diventano smaniosi, insofferenti, impazienti, pubblicamente e politicamente pericolosi, più o meno come i giovani.
Nelle materie tradizionali sono spesso anziani quelli che istruiscono i giovani. Ma le conoscenze del computer, in questo momento storico, vengono acquisite dai giovani molto più rapidamente che dai vecchi. Perciò in questi corsi, pubblici o privati, gli istruttori sono giovani e gli alunni sono vecchi.
Le mie sorelle mi riferiscono che il loro insegnante è molto bravo: espone gli argomenti con chiarezza e assiste con premura gli apprendisti negli esercizi.
Però, quando tornano a casa, con i loro computer, si confondono, non si ricordano bene come si deve procedere e, con le loro manovre, si mettono in situazioni inaspettate da cui non sanno come districarsi.
Beate loro che non sanno ancora in quante situazioni pazzesche si cacciano spesso e volentieri anche i più esperti.
Perché?
Perché il computer, come quasi tutti sanno, è una macchina complessa capace di eseguire a comando molti compiti che prima si facevano “a mano”. E questi compiti ogni volta sono nuovi o fatti in modi nuovi che devono essere studiati e applicati con attenzione. Ogni volta si deve ricominciare a imparare.
Non c’è nulla di nuovo sotto il sole? Certo. E anche Socrate, a mio modesto parere, aveva ragione: dobbiamo sapere di essere ignoranti e di dovere sempre imparare. Mettiamoci l’anima in pace.
Che cosa si faceva a mano, cioè con strumenti più semplici, fino a venti o trenta anni fa?
Si scriveva, direttamente sulla carta, con la matita o la penna (la penna biro o la macchina da scrivere sono invenzioni geniali ma osserviamo che la scrittura con quegli strumenti non si può cancellare facilmente); si dipingeva con pennelli e colori (e per fortuna si continua a fare); si facevano conti a mente riportandoli su carta sempre con matita o penna; si suonavano e si suonano tutti gli strumenti delle orchestre oltre a quelli delle chiese e delle foreste; si giocava a carte, a monopoli, a tennis, a golf e a tutti gli innumerevoli giochi, passatempi e attività sportive inventate nei secoli. E, nei pomeriggi invernali, guardavamo le fotografie di tutto ciò che avevamo visto dal vero e fatto in pieno sole nelle precedenti stagioni dell’anno.
Tutte queste attività si possono, diciamo, imitare sul computer, cioè svolgere più o meno virtualmente, in maniera imperfetta, sì, ma con qualche vantaggio: tutto si può cancellare o correggere, limare, semplificare (o, purtroppo, complicare), aggiornare se necessario. Poi, se si vuole si può stampare ma si può anche non farlo e inviare il documento ai lettori di tutto il mondo tramite Internet. E i lettori, se vogliono possono stampare, altrimenti fanno bene a leggere direttamente sullo schermo del loro computer.
E tutto, quando si spegne il computer, rimane, invisibile, dentro memorie poco ingombranti, che non possono proliferare, continuare a crescere come le pile di carte da firmare del commissario Montalbano o dei burocrati ‘fannulloni’ cari al ministro Brunetta.
L’istruttore ha detto, giustamente, che bisogna procedere con cautela, leggendo sempre gli avvisi e suggerimenti che appaiono sullo schermo, spesso spontaneamente, qualche volta da richiedere con un clic su un ‘help’ o su un punto interrogativo. 

Questi corsi, comprensibilmente, hanno per argomento l’uso di computer con sistemi operativi Windows. Forse non sarebbe prematuro organizzare corsi gratuiti anche per Linux Ubuntu che, ormai, con l’ultima versione, non ha più niente da invidiare a Windows, almeno dal punto di vista della semplicità d’uso. 

La prima difficoltà che trovano gli apprendisti stregoni nel sistema operativo delle finestre (Windows) è l’uso, appunto, delle finestre. Non è facile capire che, dopo avere aperto 3 o 4 finestre, bisogna , generalmente, chiudere, nell’ordine, dall’ultima alla prima. Ho detto “generalmente”, perché le eccezioni non mancano, per esempio, quando un’applicazione (oddio, cos’è un’applicazione?) concede di chiudere una finestra qualunque e, automaticamente, chiude tutte le successive, oppure no. In presenza di una di queste eccezioni la fiducia disciplinata va a farsi benedire e la confusione può portare a crisi depressive o compulsive, con grave pericolo per il prezioso computer che rischia di essere preso a pugni o a calci o almeno restituito al venditore.
Gli istruttori dovrebbero subito rassicurare i poveri ignari, anziani e meno anziani, dicendo loro che nel computer, proprio come nella vita globale, la ‘deregulation’ qualche volta ha preso il sopravvento, ma che, provando e riprovando, si dovrebbe arrivare a capire ciò che bisogna aspettarsi di volta in volta, e che l’errore, spesso e volentieri attribuito alla macchina, è invece umano.
Ma ecco in agguato le innumerevoli puntuali difficoltà successive.
L’istruttore ha spiegato diligentemente che il computer è fatto di tanti pezzi: il processore, la memoria centrale chiamata RAM, la memoria del BIOS chiamata ROM, uno o più dischi fissi, uno o più lettori o anche scrittori di dischi estraibili (CD_ROM e DVD) e diverse schede interne e periferiche esterne. Il floppy-disk ormai non si usa più.
Inoltre deve aver precisato che il software, cioè il sistema operativo e i programmi (o applicazioni) aggiuntivi, risiedono sul disco o uno dei dischi fissi interni. E forse ha anche detto che almeno uno dei dischi si chiama C. Perché C? Perché prima c’era anche il floppy-disk che si chiamava A e/o B. Ma perché questo disco si chiama floppy, cioè floscio? Perché è floscio: chi ha aperto la scatola di plastica dura che lo contiene lo sa, e lo sa meglio chi ha visto i primi ‘dischetti’, grandi il doppio, che stavano in una busta di cartoncino.
Ed ha aggiunto che tutti i dati o informazioni (cioè i documenti, le immagini, i brani musicali) solitamente risiedono anche quelli su uno dei dischi interni, ma tutto dovrebbe essere copiato prudentemente su supporti esterni.
Con queste lodevoli premesse, quando lo studente, dopo varie lezioni, si accinge a memorizzare un piccolo documento scritto con notevoli sforzi usando uno o più dita delle mani e uno degli strumenti software predisposti (p. es. Notepad, Wordpad, Openoffice Writer), si trova di fronte a cartelle o folders o ‘raccolte’ chiamate ‘documenti’, ‘immagini’, ‘musica’, ‘computer’, ‘C:’, ‘D:’, ecc..
La scelta più semplice è mettere il documento in ‘documenti’.
Ma molti non sanno che la cartella ‘documenti’ sta nel disco C, proprio come aveva detto il docente, e che il ‘computer’ è un’astrazione che non c’entra niente. Pazienza.
Fatto sta che se non mettono tutto in ‘documenti’ o sul ‘desktop’ gli utenti non ritrovano più niente. Ma, a lungo andare, quando i file prodotti saranno cento, duecento o più di mille, sarà comunque difficile ricordare i loro nomi per rileggerli, se non ci si è organizzati in qualche modo sistemandoli in diverse cartelle e sottocartelle con nomi mnemonici e se non si è imparato a usare la ricerca offerta benignamente dal sistema operativo.
Ci sono ragioni di sicurezza e praticità che suggeriscono di relegare i dati in altri dischi e partizioni, di salvarli in supporti esterni e di predisporre ‘immagini’ del sistema che possono facilitare e abbreviare la reinstallazione del sistema operativo.
Quando e come impareranno gli anziani ad affrontare i pericoli provenienti da Internet? Come faranno a difendersi dalle aggressioni dei virus, dei cavalli di Troia e dei fishing?
Il problema, lo sappiamo, può arrivare ad una gravità non minore delle truffe che subiscono gli anziani ingenui nei brutti incontri personali. Le associazioni di consumatori e le trasmissioni televisive come ‘Mi manda RAI 3’ dovrebbero interessarsene. A proposito, perché quest’anno ‘Mi manda RAI 3’ tarda tanto?
Secondo la mia esperienza, Windows Vista e, forse, il suo figlio Windows 7 riescono meglio dei precedenti nella difesa dalle aggressioni di quei truci mostri virtuali messi in agguato nei siti e nelle mail di Internet.
L’istruttore prudente ritarda le lezioni su Internet, in cui tutti gli aspiranti cibernauti vorrebbero entrare al più presto.
Ma prima o poi gli anziani e i meno anziani devono sapere che per entrare in Internet, purtroppo, si paga, tanto o poco a seconda del fornitore di connessione, e che:
1)   
non bisogna attivare la connessione prima di avere installato un potente antivirus e, forse, un Firewall diverso da quello fornito da Windows
2)   
bisogna, possibilmente, entrare in Internet come ‘utente limitato’ o 'standard', non amministratore
3)   
bisogna evitare di visitare siti notoriamente pericolosi, come quelli pornografici (i più visitati), quelli che offrono crack di programmi costosi e quelli di giochi d’azzardo
4)   
bisogna diffidare da messaggi email con mittente sconosciuto, specialmente se chiedono di connettersi con un sito di Internet: non bisogna mai abboccare e mai rispondere, ma usare gli strumenti antispam messi a disposizione dal proprio ‘Client’ di posta elettronica (Outlook, Mozilla Thunderbird, Eudora, ecc.) o dal fornitore di connessione Internet
5) Quando non si ha più bisogno di navigare in Internet - coma a me capita nella maggior parte della giornata - non ha senso rimanere in connessione

E’ buffo vedere che nei Windows Vista e Sette la disconnessione da Internet (il grande fratello più piccolo delle sorelle TV) è considerata un’anomalia, e per riconnettersi bisogna passare dalla ‘Risoluzione problemi’.
Il mondo è pieno di esperti molto meno prudenti e timorosi della navigazione in Internet, e quindi non posso dire di avere ragione io, anche perché con certi nuovi sistemi operativi i rischi sembrano sempre più limitati. Ma quando piove è sempre bene uscire con l’ombrello. Così almeno direbbe il Giardiniere. E quando si va in macchina è meglio non correre e non guidare con un braccio solo perché l’altro, insieme al cervello, è impegnato al cellulare.

 


ItalianoINDICE ------------- INDEXInglese