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Poesie prese da it.arti.poesie o free.it.arte.prosa.poesia
(Dicembre 2002)
le poesie pubblicate in queste pagine sono scelte da me secondo il mio gusto, rimangono di proprietà degli autori e potrebbero non essere in stesura definitiva.

 
Vince Thoma

From: vincethoma@hotmail.com (vince)
Date: 25 Dec 2002 22:33:35 -0800

il giorno prima

ti dico: altro non c'era che un silenzio
di rose recise, un indecifrabile 
teorema di steli e petali, un unico
intrico di rugiada e di memoria;
e se non fosse stato il passo lento
della sera, serena a giustiziare 
come di falce l'ultimo meriggio
sulle cose, avrei escluso l'addio:
sarei rimasto a leggere di niente
su un codice di luci a farmi pace
 
 
 

Date: 24 Oct 2003 21:04:28 -0700

au vieux port

per essere sera 
   ha un sospetto d'alba il faro 
   agli occhi in rado illuminare,
   la cauta intermittenza vedo-non
   ti vedo, 
   come quando dalla griglia d'un palmo 
   ti sbirciavo il primo seno

   ma per definizione il vuoto è 
   bianco
   un cadenzare al sanlorenzo
   in rivoli, un che 
   di barche in asfissia di mare.

       vince
 
 
 
 

Date: 25 Oct 2003 19:47:30 -0700

un cieco inchiostro circumnavigare

sto qui 
a ripercorrere i contorni 
della tua scrittura: 
un paio di numeri 
dissimulati dalle troppe pieghe 
d'un foglio di quaderno 
e un indirizzo; 
un incavare d'inchiostro 
il già dato 
per ingannarmi in un itinerario 
insieme e quasi rivederti 
ridere del mio mento 
a malapena sul tavolo; 
così un numero civico 
e una via, la casa e le finestre 
a solatìo che non abbiamo mai abitato 
e i calci di punta ai sassi 
tra le selci e l'acqua a garganella 
dalle brocche e il pane d'aprile 
sulle teste delle donne: è tutto 
una voluta calligrafica
tra noi ed un domani 
da riscrivere.
 
 
 
 

Date: 16 Nov 2003 08:14:40 -0800

nessuna computisteria prosodica

nessuna computisteria prosodica (anche se può 
sembrarvi da quest'incipit) mi spinge allo scarmigliato 
galimatias (1) della mia preghiera (vedete? ne sono fuori). 
ti scriverei le foglie e l'odio che mi sanguina d'acero 
sui passi. ma tu prima dimmi quale movimento dei venti 
può rifrangerti nell'essenza dei capelli in queste stanze, 
quale sommovimento di terre straniere, quale miracolo 
boreale, quale ghiaccio-grido può carezzarti i lobi della 
mia disperazione e della apnea di te. dicevamo non siamo 
che parole, l'impalpabile agonia di un foglio accartocciato 
e scalciato dopo lo stupro dei geroglifici a significarci 
volatili-ti amo; e allora val bene vivermi una lenta morte 
addosso, officiato dal bollente unguento del tuo silenzio, 
val bene ristare all'altare delle tue assenti bianche spalle 
e soffiarti, di tanto in tanto, inutili lettere d'amore.

(1) Termine francese che significa 'discorso incomprensibile'.


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