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CODA DI FERRAGOSTO (05.008.2020)

(di Cira Almenti - Estate 2020)
scorpio

lemnia


Proclamando il dogma dell’assunzione nel 1950, Pio XII volle confermare tradizioni già radicate fin dai primi secoli del cristianesimo; Maria con questo dogma diventa quasi un quarto membro della trinità. Un tentativo forse inconsapevole – ma sempre meglio che niente – di restituire una dignità divina alla donna, desacralizzata da tre monoteismi e progressivamente scaduta di rango in quasi tutte le religioni nel corso dei secoli. Ci hanno tolto la Dea e ci hanno dato come contentino una fanciulla umile e sottomessa, che poi viene quasi divinizzata, riattribuendole attributi appartenuti alle sue “antenate” divine. “Stella del mare” e “Regina del Cielo” sono attributi di Iside. Atena è colei che libera dal male e Iside dai pericoli, come Maria nell’antica preghiera “Sub Praesidium Tuum”. L’aspetto femminile della trinità, la Sophia ovvero sapienza divina degli gnostici, è stato oscurato dallo Spirito Santo trasformato in “persona” di natura maschile, in compenso Maria, divinità freelance, ha guadagnato l’attributo di “sedes sapientiae”.

Banalizzando le profonde intuizioni del taoismo, i confuciani ci hanno inchiodato in testa l’idea che la donna sia yin e che lo yin sia inferiore allo yang, come se yin e yang invece che modalità in continua trasformazione fossero delle cose. Non c’è un motivo al mondo per cui ogni donna debba essere terra, buio e freddo e ogni uomo cielo, calore e sole. Non siamo solo un utero ambulante, a parte il fatto che l’utero non è freddo, e non riesco a capire cosa ci sia di tanto celeste nel coso maschile, a parte il fatto che nella terra di freddo c’è solo la crosta e sotto c’è magma rovente, che le zolle tettoniche si muovono e la volta stellata può essere considerata un utero cosmico dove nascono continuamente nuove stelle. I simboli sono plastici e interpretabili, non sono marchi depositati.

Nella tradizione indiana più esoterica Shakti (energia intelligente) crea l’universo mentre Shiva (coscienza) contempla, quindi l’aspetto femminile ha il ruolo attivo; maschile e femminile sono pari grado, dato che sono una cosa sola. E fra gli dei più antichi dell’antico Egitto Nut, la volta celeste, è la sposa e Geb, la terra, è lo sposo. Oggi molte donnine wiccane, fatine dei fiori e streghine riscoprono il femminile divino delle dee minori: ninfe, driadi, cuoche e ricamatrici. Anche le divinità minori hanno un posto nell’ecologia spirituale, ma la Dea che adesso va riportata alla luce ha la D maiuscola: è la mente creatrice e ordinatrice rappresentata nel mito greco da Atena, invincibile in guerra e in pace sempre intenta ad inventare qualcosa, e in quello indiano da Durga inaccessibile che crea, distrugge, protegge l’ordine cosmico dai “demoni”, trova una strada dove la strada non c’è. Da sola ha tutte le carte in regola per spodestare dal trono della nostra devozione l’idolo barbuto che ci hanno lasciato in eredità congiunta una banda di predoni del deserto e una di predoni delle steppe.


Cira



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