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Pensiero con la coda 

(di Cira Almenti - Primavera 2010)

scorpio

FERMARSI


Com’è che tutti guardano in su?

Sulla banchina della stazione, al capolinea dell’autobus, o anche al semaforo, ho notato tanti nasi perplessi rivolti verso l’alto. Anch’io, che pure sono sempre stata un’acchiappanuvole, ora guardo il cielo più del solito. Senza aerei fa uno strano effetto, almeno a me che abito vicino a un aeroporto e di solito, mentre aspetto il treno, osservo almeno tre aerei in atterraggio e un paio in fase di decollo. Ma in compenso gli uccellini cantano a più non posso, gli stagni ripullulano di gabbiani e paperelle e le nuvole sono più belle che mai. Credo che tutti quanti, guardando in su con un punto interrogativo in faccia, ci chiediamo: Ma dov’è dunque codesta nube di cenere? Come mai il cielo è così azzurro tra una nube e l’altra, così pulito? E quelle che veleggiano pienotte lassù saranno nuvole normali o nuvole islandesi? Pare proprio che la nube di cenere sia invisibile e trasparente, insomma una minaccia fantasma… se poi è una minaccia.

Per le compagnie aeree, che perdono sui 200 milioni di euro al giorno, certo che lo è, per le ditte che perdono riunioni d’affari, certo, per i turisti bloccati qua e là in attesa di tornare a casa, certo, ma per il mondo in generale … Adesso sembra che lo scopo del mondo sia salvare le compagnie aeree, ma può darsi che il mondo abbia altri scopi, più importanti.

I dirigenti della IATA, ormai sull’orlo di una crisi di nervi, sono pronti a rischiare la vita di piloti e passeggeri pur di mandar su qualche aereo negli intervalli tra una folata di cenere e l’altra. Le agenzie continuano a vendere biglietti aerei e la gente continua a comprarli, anche per le vacanze, che potrebbero essere trascorse in luoghi raggiungibili in treno. Ma no, si deve andare alle Canarie, in Tailandia e a Goa anche a costo di dover passare attraverso i buchi di una leggerissima, mobilissima e invisibile nube di cenere. Fra pochi giorni sarà tutto finito. Forse. Forse quel vulcano dal bel nome impronunciabile, che in realtà si chiama Eyafjallajökull (la doppia l si pronuncia più o meno “tl”, jökull significa ghiacciaio) * continuerà a eruttare, come fece l’ultima volta tra il 1821ce il 23, per un anno. Forse si sveglierà anche il suo vicino Katla, più grosso, che già in passato ha lavorato in tandem con Eyafjalla, e farà tanto di quel fumo da mandare in fallimento tutte le compagnie aeree del mondo. Può darsi invece che la fase fumosa sia passata, Eyafialla si accontenti di sputare lava per i prossimi mesi, lasciando in pace gli aerei, e Katla continui a dormire. Non lo sappiamo, ma le decisioni di aprire o chiudere gli aeroporti vengono prese ogni 6 ore e i passeggeri aspettano di sapere se voleranno o no.

Se invece di darsi tanta pena per le compagnie aeree, chi di dovere capisse che i mezzi di trasporto invece di competere potrebbero collaborare, allora quando non si può volare si prenderebbe il treno e quando non si può prendere il treno causa frane, alluvioni e terremoti, si volerebbe senza dover rifare i biglietti. Si potrebbero potenziare le ferrovie, il mezzo di trasporto più ecologico che abbiamo, e ridurre i trasporti su strada, responsabili di gran parte delle emissioni di gas serra. L’Italia ha stupidamente eliminato centinaia di chilometri di binari, che invece andrebbero ripristinati a tempo di Frecciarossa. E perché non cominciare subito a lambiccarsi il cervello in cerca di velivoli alternativi? Mongolfiere con elica a pedali, dirigibili a pannelli solari? Che ce l’abbiamo a fare l’intelligenza? Invece vogliamo per forza usare i nostri inquinanti giocattoli, anche a costo si romperci il collo. Non riusciamo ad ammettere che ci sono cambiamenti, tantomeno ad accettarli. I politici dicono sempre che tutto va bene, che tutto è come prima. Che non si inventerebbero pur di rimanere sulla cadrega e sul piedistallo! Può darsi invece che ci siano cambiamenti, e che Eyafjalla stia cercando di insegnarci a diventare flessibili, e a darci meno arie.

La natura è più forte di noi. Nemmeno i nostri leader più potenti, nemmeno quelli che credono di essere Dio possono fermare Eyafiallajökull. Siamo noi che dobbiamo adattarci alla terra, non lei a noi. Se l’uomo cercasse di collaborare con la terra, allora la forza immensa della terra lo sosterrebbe. Andando contro la terra finiremo per precipitarci sopra.

Pensiamo ora ai vantaggi del disastro:
- Già 4 giorni senza inquinamento d’alta quota. Milioni di tonnellate di ossido di carbonio in meno al giorno. È vero che le automobili influiscono sulla produzione di gas-serra molto più degli aerei, ma può darsi che l’ozono lassù stia ricucendo qualche buco.
- Le particelle silicee riflettono la luce solare verso l’alto. Per ora sono troppo poche per avere un impatto sul clima, ma se l’eruzione continua e se anche il Katla si risveglia, il surriscaldamento della terra potrebbe fermarsi
- Il mondo si è dovuto fermare a chiedersi come diavolo si pronunci Eyafjallajökull, e a fare qualche tentativo di pronunciarlo, per il divertimento degli islandesi che altrimenti hanno avuto poco da ridere in questa faccenda.
- Almeno i più intelligenti cominciano a capire che tutta la fretta che abbiamo è una specie di sogno assurdo che ci siamo tessuti intorno come un bozzolo. L’Europa è stata costretta a un rallentamento mai visto prima, e nessuno è morto per questo. Costretti a prendersela calma, e senza poter dare la colpa a nessuno, molti affaristi, politici e villeggianti, spaesati e confusi, si sono resi conto per la prima volta di quanto è grande la Terra che credevamo di aver reso piccola. E di quante cose in piú si riesca a vedere quando si è costretti a fermarsi.

Fermarsi permette di osservare e di osservarsi, di analizzare, di mettere in dubbio. Fermarsi mette in grado di far mente locale e rimediare ai propri errori. Fermarsi permette di pronunciare Eya-fjalla-jökull. Fermarsi è il primo passo verso la saggezza.

guardatevi sto video: http://videosift.com/video/Eyafjallajokull-Icelandic-Volcano-Name-Explained

L'Italia, e tutti gli altri paesi del mondo, non hanno bisogno di crescita. Hanno bisogno di equilibrio.



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