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Pensiero con la coda 

(di Cira Almenti - Estate 2007)

scorpio

Dieci telegiornali

"Dieci telegiornali!" Sentenzia il mio amico finlandese quando non riesco a tradurre dal finlandese all'italiano una parola intraducibile corrispondente ad ente o attività inesistente in Italia. Il tipo intende dire che mi sto scordando l'italiano e per evitare il peggio dovrei sciropparmi dieci telegiornali per ogni termine che non riesco a tradurre. La mia condanna corrisponde ormai a due o tre ergastoli, ma io sono latitante e intendo continuare a latitare fino alla consumazione delle antenne e alla disintegrazione dei satelliti. Per l'italiano preferisco leggere i dossier di Repubblica ogni tanto, o guardare un film italiano, ma per le notizie mi basta e avanza il giornale gratuito, "Metro" o chi per lui, una volta al giorno. Sabato e domenica non esce? Bene, le notizie mi arrivano lunedì e vivo bene lo stesso. Non vedo la necessità, per il normale cittadino, di correre dietro alla notizia fresca e, quando l'ha raggiunta, riguardarsela e riascoltarsela finché arriva la seguente. Dobbiamo reagire alle notizie dando gli ordini giusti? Dobbiamo fare qualcosa? Possiamo fare qualcosa? Neppure il nostro voto alle elezioni conta più, da quando il conteggio viene gestito elettronicamente da chi di dovere, che conta come vuole quel che vuole. Il solo fatto di essere costantemente informati non ci dà nessun potere, casomai ci dà l'illusione di averlo. Per giunta passare il tempo a guardare le ultime notizie e a commentarle all'infinito ci toglie il tempo di riflettere, di scegliere e di fare. Di parlare saremo sempre liberi perché la libertà di parola fa bella figura, anche se è l'unica libertà che ci resta. Una dittatura può passare per democrazia se lascia sblaterare i cittadini. Perché no? Che parlino, basta che non abbiano né il tempo né l'energia di pensare in modo organico e coerente o di fare qualcosa che non rientri nella solita routine. Purtroppo cala sempre più la libertà di ascolto, e per avere libertà di non ascolto bisogna andare su un' isola deserta dove non ci sia il sottofondo radiofonico obbligatorio che sminuzza i cervelli in tutti i luoghi pubblici dei paesi occidentali e occidentalizzati. Si parla tanto di integrità fisica, ma dell'integrità mentale non si cura nessuno. Povera mente: cresce allo stato brado malnutrita, violentata, ignorata, abbandonata ai venti delle sensazioni e delle emozioni, che girano in continuazione e non la portano da nessuna parte. I mass media soffiano più che possono per alzare più vento che si possa; ormai tra informazione e spettacolo non c'è differenza: gli spettatori si divertono a veder crollare palazzi, esplodere bombe e litigare politici, elogiano o denigrano le caratteristiche psicofisiche e l'abbigliamento dei loro intrattenitori preferiti ma non gli interessa quale sia il loro pensiero o il loro programma - sempre che un pensiero o un programma esistano. Basta che lo spettacolo contenga tensione, gara, batticuore, battibecco, odio, amore, amicizia... Basta che ci facciano commuovere ogni tanto con una canzoncina sui poveri bimbi, sui poveri extracomunitari o sui poveri matti, basta che ci facciano vedere scene incredibili, favolose, sorprendenti, racapriccianti e il gioco è fatto. Tutti a bocca aperta a guardare le donnine truccatissime e scollatissime che leggono sorridendo i notiziari. Gli antichi avevano tutt'altra cura della loro mente: non la lasciavano andare alla deriva ma la esercitavano, perché la ritenevano uno strumento perfettibile. Prima e ancora meglio dei nostri filosofi antichi, i filosofi indiani avevano analizzato il funzionamento della mente e avevano sviluppato le tecniche per imbrigliarla. Per loro la mente non era qualcosa che ci casca in testa e che dobbiamo tenerci com'è, era uno strumento da usare. La usavano e, senza computer, scrivevano intere enciclpedie. Oggi diamo la nostra mente per scontata, non sappiamo mai cosa stia facendo, lasciamo che si consumi girando a vuoto e non ci rendiamo conto che abbiamo rinunciato all'uso del nostro unico strumento di autodeterminazione. Con la mente affogata in una fiumana disorganica di emozioni pilotate via satellite dalle voci isteriche degli speaker, con dieci isterici telegiornali al giorno non diventiamo né più intelligenti né più consapevoli, diventiamo passivi contenitori di parole e produttori di commenti su giacche e dentiere.


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